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Pomodori, Patate, Aglio rosso e cipolle

In meno di un mese il campo alto al Bellavista ha cambiato totalmente aspetto. Fave e piselli sono ormai finiti da un po’ e il campo è piuttosto secco. Una ventina di giorni fa abbiamo trinciato quello che rimaneva delle fave, rilavorato il terreno e abbiamo piantato 65 pomodori bassi da sugo. Visto il clima arido e l’impossibilità di irrigare il campo abbiamo piantato i pomodori in un solco fondo e negli scorsi giorni abbiamo rincalzato tutte le piantine. La prima settimana di giugno tutti gli agli, sia il rosso di Sulmona che il rosso nostrano, avevano formato i talli (scapi fiorali) che abbiamo levato per tempo. Ora la parte aerea è quasi del tutto secca e i bulbi sono ben spicchiati: fra un mese o poco più raccoglieremo. Le cipolle crescono abbastanza bene e non soffrono troppo la siccità. Anche quest’anno abbiamo piantato patate, anche se meno di anno scorso, giusto una decina di chili di patata rossa (Monnalisa). Le piante stanno crescendo piuttosto bene, stanno fiorendo e per il momento non c’è traccia di dorifora. Ovviamente le piante di quest’anno non possono reggere il confronto con quelle di anno scorso, che hanno beneficiato di un meteo completamente differente, tanto buono per le patate quanto raro da queste parti.

Da destra: pomodori da sugo, aglio, residui colturali dei piselli, cipolle.
Patate rosse varietà Monnalisa
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Storia di un campo: da terra vergine al primo raccolto

Anno scorso al Bellavista abbiamo individuato un’area con poca pendenza, adatta per un piccolo campo (o per un grande orto). Il pregio principale del sito è l’ottima esposizione, il difetto principale è la totale mancanza di acqua. Come la stragrande maggioranza dei terreni nelle Marche del sud, anche questo è un suolo argilloso. La terra non veniva lavorata da più di dieci anni e si presentava come un prato-pascolo permanente (regolarmente trinciato). La prima operazione è stata arare un’area di circa 250 metri quadrati con un aratro monovomere (anche detto pertecara): il terreno era asciutto (cosa fondamentale quando si lavora sull’argilla) e la lavorazione è andata a buon fine. Il passo successivo è stata la concimazione: abbiamo ricoperto il campo di uno strato di letame di pecora spesso 20 o 30 centimetri. Una decina di carri, per intendersi. Il letame, oltre ad essere ben maturo, era anche molto ricco di paglia: perfetto per un orto in aridocoltura. La lavorazione successiva è stata eseguita con un ripuntatore (o estirpatore o ripper) a quattro ancore: poche veloci passate hanno parzialmente interrato e rimescolato il letame.

Aratro e ripuntatore usati per la preparazione del campo

Poi per alcuni mesi il campo ha riposato. La seconda decade di marzo è stata eseguita un’ultima lavorazione con la motozappa e una buona del campo è stato assolcato manualmente subito prima dell’impianto della prima coltura: le patate. Abbiamo piantato 25 kg di patate Kennebec bianche e 25 kg di patate Desireè rosse. L’altra parte del campo è rimasta a riposo fino al trapianto dei pomodori da sugo e alla semina di zucche e girasoli, più in là nella stagione. A maggio eravamo già ragionevolmente certi che le patate stessero crescendo bene (vedi foto). Dall’impianto alla fine della raccolta, la settimana scorsa, siamo intervenuti due sole volte: una volta per il rincalzo e una volta per dare una copertura di verderame che si era resa necessaria. Per il resto siamo stati molto fortunati: ha piovuto abbondantemente e a intervalli regolari durante tutto il periodo di fioritura; la dorifora della patata è arrivata solo in luglio e in numeri esigui; il nostro recinto, pur essendo più apotropaico che materialmente efficace, ha tenuto fuori istrici e cinghiali.

Le piante di patate a maggio, vigorosissime e fiorite

Le piante di patate a giugno, con 5-7 fusti ognuna e tutta più alte di un metro. In prima fila nella foto: le Desireè.

Insomma una serie di buone tecniche colturali e una massiccia dose di fortuna ci hanno regalato un buon raccolto. Da queste parti le patate rendono solitamente dalle quattro alle sei volte l’investimento (pianto 1 kg di tuberi e ne raccolgo dai 4 ai 6 kg). Se non piove mai a maggio o a giugno si rischia anche di non raccogliere quasi nulla. Ci aspettavamo di raccogliere qualcosa come un paio di quintali, invece quest’anno Peter e io abbiamo prodotto circa 5 quintali di patate, decuplicando il nostro investimento iniziale. Per la zona in cui coltiviamo è un ottimo raccolto.

Se c’è una cosa che dà più soddisfazione di un sacco di patate questo è certamente un carro di patate. Nella foto: l’ultima raccolta di Desireè rossa verso metà agosto