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Naga (Capsicum chinense x Capsicum frutescens)

Naga Landrace

Quest’anno ho seminato un paio di varietà di peperoncini partendo dai semi che ho prodotto e selezionato anno scorso: Acrata (o Goat’s weed, Capsicum anuum) e Naga (Capsicum chinense x Capsicum frutescens). L’estate caldissima, i vasi concimati con stallatico e cenere e acqua a volontà hanno prodotto piante di notevoli dimensioni cariche di frutti. Nella foto: il primo raccolto di Naga della stagione, oggi, è stato piuttosto abbondante (450 grammi solo da 3 piante) e restano da raccogliere almeno due terzi dei frutti. Una delle migliori produzioni di ortomontano quest’anno.

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Aglio da seme vero – un esperimento di landrace gardening

Allium sativum fiori

Nonostante si ritenga comunemente che l’aglio (Allium sativum) si possa riprodurre esclusivamente seminando gli spicchi, questo è vero solo per alcune varietà, mentre per altre esistono almeno tre diversi metodi di moltiplicazione.

Bulbi: Si seminano gli spicchi di aglio. Questo è il metodo canonico, adottato dalla stragrande maggioranza dei coltivatori. In un ciclo di 8-10 mesi di coltura ogni singolo spicchio diventa un bulbo, i cui spicchi verranno riseminati nel nuovo ciclo. Questo tipo di moltiplicazione è asessuata, in quanto propagazione di un clone con un corredo genetico identico a quello della pianta madre. La propagazione di un clone comporta non solo l’uniformità, ma l’assoluta identità genetica all’interno della popolazione vegetale. I vantaggi sono ovvi: facilità di coltivazione e uniformità di produzione, di tempistiche di raccolta e di qualità del prodotto. Gli svantaggi sono altrettanto ovvi: in una popolazione geneticamente omogenea ogni individuo ha lo stesso grado di resistenza ad avversità climatiche e ai patogeni; se una popolazione non ha nessun tipo di difesa contro un determinato patogeno, tutta la popolazione muore. La cultivar di banana Gros Michel è un buon esempio: la banana da export più diffusa in occidente fino agli anni 1950, la cui popolazione sudamericana (di cloni) è stata spazzata via interamente dal Fusarium oxysporum (Panama disease). Per questo motivo in Europa si importa solo la varietà Cavendish (non molto buona ma resistente): perché da 60 anni non esistono più Gros Michel.

Bulbilli: Alcune varietà di aglio, soprattutto rosso, producono scapi fiorali* con un’infiorescenza globulare in cui sono presenti sia i fiori veri e propri, sia dei bulbilli. Questi ultimi si possono seminare per ottenere una popolazione di cloni, esattamente come se si seminassero degli spicchi (vedi sopra).

Semi: I fiori veri sono auto-sterili ma in gran numero, per cui la fecondazione non è improbabile. L’aglio, per sua natura, sembra favorire la riproduzione asessuata (clonale), per cui tenderà a favorire la crescita dei bulbilli nello scapo. Se si vogliono favorire i semi veri, i bulbilli vanno eliminati prima possibile. La moltiplicazione da seme è la riproduzione sessuata dell’aglio ed in quanto tale produce una popolazione di individui geneticamente diversi, con pro e contro diametralmente opposti a quelli riscontrati nelle popolazioni di cloni. La riproduzione dell’aglio da seme vero è diffusa esclusivamente nei laboratori di ricerca a scopo di miglioramento genetico per la produzione di nuove varietà per il mercato (dove per varietà si intendono brevetti e diritti di proprietà su risorse genetiche).

*Tutta la forza della pianta viene investita nella produzione dello scapo fiorale a scapito del bulbo. Per produrre aglio da consumo gli scapi fiorali vanno eliminati immediatamente appena individuati.

Un solo aglio rosso (dei 60-70 spicchi seminati in novembre) ha sviluppato lo scapo fiorale ed è finalmente fiorito (nella foto). Appena sarà possibile distinguere fra fiori e bulbilli eliminerò questi ultimi per favorire la produzione di semi veri. I semi sono pronti per la raccolta a circa due mesi dall’impollinazione e si seminano in primavera. La percentuale di germinazione dei semi è bassissima e per arrivare dal seme al bulbo completamente formato possono passare 18 mesi. Ovviamente il processo colturale è estremamente più lento rispetto alla propagazione dei cloni, ma l’obiettivo non è la produzione dell’aglio, bensì la selezione di una popolazione geneticamente varia (dunque resiliente) e adatta alle specifiche condizioni colturali, ambientali e climatiche del mio orto: in poche parole l’obiettivo è la creazione di una varietà locale o landrace o adaptivar (da adaptive + cultivar) di allium sativum.

Per approfondimenti (eng):

Deppe, Carol, 2000, Breed Your Own Vegetable Varieties: The Gardener’s and Farmer’s Guide to Plant Breeding and Seed Saving, Chelsea Green Publishing, White River Junction, Vermont.

Robinson, Raoul, 1996, Return to Resistance: Breeding Crops to Reduce Pesiticide Dependency. Sharebooks, 3rd ed.

Garlic Analecta – Growing garlic from true seed, di Ted Jordan Meredith

Adaptivar landrace di Joseph Lofthouse